Direttiva Bolkestein. L’Unione europea boccia la proroga automatica delle concessioni balneari e avvia procedura di infrazione.

Nuova procedura di infrazione per l’Italia. Una vicenda dagli esiti scontati a seguito di un intervento legislativo del Governo con più ombre che luci.
La Commissione Europea è in procinto di formalizzare l’avvio della procedura di infrazione per la proroga di 15 anni prevista dall’art. 1 comma 68 e 682 della Legge Finanziaria 2019, che ha previsto la proroga automatica di 15 anni per le concessioni ad uso turistico ricreativo.
Una censura che segue a quella, altrettanto autorevole, con la quale la Cote costituzionale, con sentenza n. 86 del 15/04/2019, ha inteso bacchettare il Governo li dove affidava allo Stato la definizione dei criteri procedurali per l’affidamento delle concessioni, evidenziando come: “la definizione dei criteri dettagliati chiamati a guidare la selezione dei concorrenti all’affidamento rientra tra le competenze legislative demandate alle Regioni in esito al trasferimento delle funzioni amministrative legate al demanio marittimo e idrico nel rispetto dei principi di concorrenza” (sentenza n. 109 del 2018), con ciò dichiarando la legittimità delle “conseguenti, diverse, discipline territoriali … motivate dalle peculiarità di riferimento e dagli obiettivi di matrice collettiva che ciascuna realtà regionale ha, tenuto conto altresì delle indicazioni di principio contenute nella legislazione statale di riferimento, da ritenersi preminenti nel procedere alla scelta dei possibili utilizzatori”.
Non c’è pace, dunque, per i balneari, che avevano tirato un sospiro di sollievo dopo il varo della proroga e costretti, nuovamente, a fare i conti con lo scricchiolio di una riforma partorita con eccessiva fretta in un clima di generale confusione sulla materia. A riproporsi, pertanto, è il tema spinoso del rischio di disapplicazione della proroga, così come avvenuto con la proroga delle concessioni disposta dal Governo Monti nel 2012 e dichiarata, con sentenza C-458/14 e C-67/15 del 14/07/2016, inapplicabile per contrasto con gli artt. 12 e seguenti della Direttiva CE 123/06 e con l’art. 49 del Trattato FUE. Censure che, come si ricorderà, sono state fatte proprie anche dalle magistrature superiori italiane e da alcune Autorità concedenti, come verificatosi nei casi Melis e Promoimpresa.
Quale, dunque, il futuro dei balneari? Si profila all’orizzonte l’ennesima stagione di ricorsi che, siamo certi, vedrà interessati molti più soggetti, primi tra tutti coloro che, interessati ad entrare nel settore, si aspettavano una riforma in linea con le direttive europee.